
«Mio fratello è figlio unico», coproduzione italo-francese del 2007, è un film del bravo Daniele Luchetti, autore di film indimenticabili come «Il portaborse», con Nanni Moretti e Silvio Orlando, e «La scuola», con lo stesso Orlando e Anna Galiena. Anche in questo film, Luchetti ci regala, con una maestrìa leggera (vedi l'uso continuo ma perfettamente misurato della videocamera a spalla), una fotografia graffiante e perfettamente attuale dell'Italia e degli italiani. Combattuto tra il bisogno di credere e il disincanto, il protagonista ed anti-eroe Accio (incarnato dal bravissimo Elio Germano) attraversa nel corso della storia esperienze politiche contraddittorie (il seminario, poi la militanza fascista, poi quella comunista ed infine il ritorno nell'odiata/amata famiglia) restando sempre fedele ad un unico principio: quello di vivere le idee in prima persona, senza paura di sporcarsi le mani.
Una recensione positiva qui. Una negativa qui.
Il linguaggio del film è un italiano popolare, con inflessioni tipiche di Roma (per esempio «ma che stai a di'», ovvero «ma cosa stai dicendo»).
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