dimanche 19 juillet 2009

Animali, "Curateli come gli uomini"

di ANTONELLA MARIOTTI

da La Stampa (30 giugno 2009)

Un progetto contro la malasanità dei veterinari: cartelle cliniche e obbligo di intervento

TORINO - Guardi, è meglio farsene una ragione. Non c’è più niente da provare. Addormentiamolo...». Sono queste le parole che un proprietario di animali, cane, gatto, criceto o furetto e persino pesce rosso, non vorrebbe mai sentirsi dire. Perché si sa che la loro vita è breve, ma la malattia, la sofferenza muta è difficile da accettare e poi c’è quell’angosciosa domanda: ho scelto il veterinario giusto? Avrà fatto tutto, ma proprio tutto, per salvarlo? Ora c’è una proposta di legge, firmata da Roberto Cassinelli, deputato Pdl, che vorrebbe dare più responsabilità ai veterinari, dando loro gli stessi obblighi che un medico ha nei confronti dei suoi pazienti umani.

Maltrattamenti

Se da tempo ormai la legge sui maltrattamenti prevede un reato penale riconoscendo il legame affettivo, manca una reale regolamentazione contro quella che per gli animalisti è «malasanità animale». Arca 2000 è una piccola associazione, nata nelle Marche dopo la morte di una cagnolina, Panna. La sua proprietaria racconta di una serie di analisi, terapie, interventi chirurgici, anche costosi, finiti con la morte della barboncina. «Ho deciso di creare un punto di riferimento per tutti coloro che si sono trovati nelle mie condizioni» spiega Daniela Ballestra. Così uno studio legale per l’associazione si fa carico delle cause ai veterinari di cui si presume la scarsa professionalità, e ora la proposta di legge. «Avevamo sottoposto il progetto a diversi politici di diversi partiti da anni - racconta Daniela Ballestra -. Solo Cassinelli ci ha risposto». L’avvocato ligure è lo stesso deputato che lo scorso anno propose l’introduzione del reato di maltrattamento per gli animali che vengono usati per l’accattonaggio, e ora chiede «più rispetto per i nostri amici animali. È questa la filosofia che ispira la proposta di legge» spiega in un comunicato.

Le storie

Carenze degli studi veterinari, scarsa preparazione, difficoltà nel reperire un pronto intervento, e la documentazione su esami e diagnosi quasi mai recuperabile. Ma le storie di Bebi, morta di emorragia a Pantelleria mentre era in «vacanza» perché non si è trovato un veterinario disposto a visitarla, o Pepita vittima di un intervento chirurgico sbagliato raccontano anche di ansia, angoscia dei proprietari, di dolore. «Bebi è morta con il suo muso tra le nostre mani, circondata dal nostro affetto - racconta il proprietario -. Non dico che vi debba sempre essere un centro clinico di pronto intervento; ma se viene supplicata una visita d’urgenza non si può opporre un rifiuto che, per quanto legittimo possa essere, resta inumano e incomprensibile per chi soffre, per chi ha lanciato un grido di aiuto, anche se a invocarlo era soltanto un cane». Nella proposta di legge sono cinque i punti fondamentali: obbligo di specializzazione per aprire una struttura sanitaria per la cura di piccoli animali; obbligo di una strumentazione minima per gli ambulatori; obbligo di refertazione scritta, in pratica una cartella clinica. Infine le più innovative: l’obbligo di soccorrere gli animali con la previsione del reato di omissione di soccorso e la reperibilità 24 ore su 24 dei veterinari e introduzione dei pronto soccorso per i quattrozampe.

Dall’altra parte

Che cosa ne pensano i veterinari? «Non mi sembrano cose nuove, un codice deontologico esiste già. La cartella clinica di fatto c’è, come il libretto sanitario con l’elenco delle vaccinazioni» spiega Cesare Pierbattisti, presidente dell’Ordine dei veterinari di Torino, «certo - prosegue - il veterinario ha una responsabilità che non è come quella del medico, ma è tenuto a dare una copia dei trattamenti eseguiti». Professionalità? «Sono il primo a riconoscere che debba essere pretesa la professionalità e l’impegno ma non dobbiamo colpevolizzare una categoria. Come i medici abbiamo un esame di Stato, corsi di specializzazione e tirocinio».

«La malasanità esiste per gli animali come per gli uomini, e in tutte le professioni ci sono errori, si tratta di capire se sono “tecnici” o infrazioni deontologiche». Qualcosa però sta cambiando se l’Associazione nazionale medici veterinari da un anno sollecita il governo per il reintegro della medicina veterinaria nel Comitato nazionale di bioetica con queste parole: «La professione del veterinario - dice il presidente Marco Melosi - diventa sempre più delicata, numerose sono le implicazioni etiche e morali: come dobbiamo comportarci per non perdere mai di vista il benessere animale? Come agire nella sua difesa? Questa nuova percezione ha trovato la sua espressione nel riconoscimento dell’animale come essere senziente».

Aucun commentaire:

Enregistrer un commentaire